VV.AA. - Bullshit Detector, Vol.2
(2LP Crass Records)
Gli
insondabili spazi mentali relativi alla memoria ed ai ricordi sono sempre molto
distanti dalle strade schematiche della razionalità.
L’etimologia
della parola ricordo è da
ricercarsi, come spesso accade, dal latino re-indietro
e cor-cuore: richiamare in cuore.
E’
quindi spesso legato, il ricordo, ad un’associazione di immagini o situazioni del
passato con forte intensità emotiva rivissute nel presente.
Perché
il ricordo è rivissuto nel qui ed ora: adesso, con tutto ciò che il presente
comporta e condiziona.
Non
so’ proprio spiegare razionalmente per quale motivo, oggi, esattamente trentaquattro
anni dopo (il disco in oggetto usciva nel lontano 1982), sono intento a
rivivere le sensazioni intensissime che l’ascolto di quest’ultimo ancora
comporta.
Ma
questo, in fondo, non è importante.
Questo
disco è intrinsecamente legato all’universo che ruotava intorno ai CRASS di
Penny Rimbaud e Steve Ignorant ed alla loro comune di anarco-pacifisti inglesi.
I
CRASS erano riusciti a creare un loro mondo, parallelo a quello reale!
Non
contenti di come il mondo reale si fosse de-evoluto erano riusciti a proporne
una loro versione riveduta e corretta secondo il loro credo.
E’
con questa visione che hanno immaginato i volumi di Bullshit Detector (tre dal 1980 al 1983 e poi uno, non ufficiale,
aggiunto nel 1994 e prodotto dalla anarco-punk label svizzera Resistance
Productions Rec.), spronando tutte le persone che gravitavano intorno a loro a
creare e ad inviare i loro demo-tapes con art work social-visionari e tutto ciò
che riuscivano a pensare nell’ottica della più genuina etica punk del d.i.y..
E’
quindi chiaro che la qualità del suono, sempre piuttosto crudo, povero e
primitivo, non rientra nelle caratteristiche primarie di questa mitica serie
anche perché i CRASS non hanno voluto intervenire con nessuna aggiunta o
modifica in fase di produzione.
Questa
era la loro etica: prendere o lasciare!!
Il
disco, un doppio vinile, corredato come era consueto ed identificativo nel
mondo dei CRASS e della loro etichetta completamente autogestita (e con prezzo
massimo imposto contro le logiche di mercato) con un poster pieghevole in
bianco e nero con foto della famiglia reale con i teschi al posto dei volti ed
un cut-up interno di immagini che permettevano a chiunque di entrare nel loro
mondo, saldamente ancorato alle condizioni della working-class e del
proletariato inglese di quegli anni (gli anni drammatici di Maggie Tatcher) e
di tutti i loro sogni e bisogni attraverso i testi delle loro canzoni.
Dei
tretntotto brani di questo doppio vinile voglio soffermarmi solamente su quello
di una misconosciuta band chiamata THE
SUSPETCS: il loro brano si intitola Random
Relations.
A
quei tempi ho passato tanti momenti guardando il collage di foto all’interno
della cover e precisamente soffermandomi su una foto di due punks adolescenti
seduti su di un muro con, alle spalle, un grigio condominio molto simile a un
casermone senza scampo, a una prigione!
Quando
i miei occhi si posavano su quell’immagine e sui due ragazzi, mentre scorreva
lo splendido brano dei SUSPETCS,
atipico, dalle cadenze quasi reggae, la mia fantasia iniziava a creare
possibili scenari della loro quotidianità.
Con
lo sguardo vacuo, perso nel vuoto della periferia senza presente e senza futuro
nella quale vivevano (Norwich), mentre la voce raccontava come trascorrevano i
loro giorni, come potevano trascorrerli; giorni pieni di rabbia e frustrazione
per un lavoro assurdo e mal pagato, per il crescente incubo nucleare, per la noia
e la mancanza di qualsiasi prospettiva.
Nulla
è mai stato facile, giravano di posto in posto alla ricerca di una speranza per
il loro futuro senza ottenere mai alcuna risposta. La migliore cosa che
potevano fare era quella di tornare da dove erano partiti e riprendere tutto da
capo.
Girarsi
intorno ed aspettare di diventare pazzi…
Tutto,
ma proprio tutto, era perfetto per capire, oggi come allora, le condizioni
della maggior parte dei giovani di allora, dei giovani inglesi di allora.
Pensare
lucidamente che quelle condizioni non sono troppo dissimili da quelle dei
giovani italiani di oggi mi riempe di tristezza.
Chi
avrebbe mai ipotizzato che oggi saremmo finiti completamente travolti ( per
fortuna non tutti!) da talent-shows, come X-FACTOR e compagnia, pensati
unicamente nella logica del profitto, con buona pace di Manuel Agnelli che in
tutto questo bailamme ha trovato la sua luce!
I
ricordi ri-affiorano sempre: THE DECLINE
OF WESTERN CIVILIZATION!!
Reverberend
Nessun commento:
Posta un commento