Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

lunedì 6 febbraio 2017

Kairon; IRSE! - Ruination
(CD/LP Svart Records)


Per una volta possiamo dimenticarci delle regole grammaticali e scrivere il loro nome come desiderano, perchè i Kairon; IRSE! sono un gruppo spettacolare e gli perdoniamo volentieri questo vezzo. Finlandesi di Seinäjoki, sono con questo Ruination al secondo lavoro fisico dopo il precedente Ujubasajuba del 2014 (un altro, l’esordio, è in download gratuito sul loro sito bandcamp) e si tratta di un capolavoro, il primo di quest’anno appena iniziato.
In passato in molti si sono cimentati nell’impresa di scrivere musica sperimentale ma facilmente fruibile, alcuni ci sono riusciti, altri hanno fallito, i K;I! appartengono alla prima categoria senza dubbio alcuno. La cosa inspiegabile è che cotanto genio sia rimasto appannaggio di pochi fortunati. Per fortuna ci ha pensato Juho Vanhanen, frontman degli Oranssi Pazuzu, a portarli alla Svart e a produrre questa meraviglia. Si appunti una medaglia al valore!
Sin dagli inizi, i K;I! hanno mescolato le varie influenze in una fusione di space rock e shoegaze (prendete il termine con le pinze) ma in Ruination si evidenziano spinte prog rock più accentuate che in passato. Il disco è costruito intorno a melodie delicate, catchy, e ondeggia in continuazione, fluttua in un meraviglioso viaggio cosmico di estatica bellezza. Ho scritto prima di musica sperimentale e cavolo, questa lo è! Non segue nessuna regola strofa-ritornello-strofa, è assolutamente libera, direi psichedelica nella sua concezione.
Una musica fatta di mercurio: sta perfettamente nella forma che la contiene ma al proprio interno è vivissima, spumeggiante, inafferrabile. Sempre sorprendente. Per dire un’eresia: avete presente gli errori di Thelonious Monk? Ecco, in alcuni momenti viene da esclamare: questo cos’è!? E subito dopo la forma si ricompone immediatamente in un unicum perfetto. Pura alchimia sonora.


Ruination suona come i Jethro Tull in acido che si credono dei Queens Of The Stone Age in fissa da Beatles, con il gusto pop sbilenco degli Yo La Tengo che si intrufola tra le note in un saliscendi di emozioni incredibili.
Per esempio: ad onta dei complessivi 26 minuti di durata, l’iniziale Sinister Waters (divisa in due parti) non contempla cali di attenzione per l’ascoltatore e si rimane estasiati dalle incredibili armonie vocali del gruppo (Dmitry Melet, basso, voce e violino; Johannes Kohal, batteria; Lasse Luhta, chitarra e Niko Lehdontie, chitarre e tastiere).
Le differenze tra il disco precedente e questo stanno nella produzione e nella qualità dei suoni, più che nella qualità dei brani: sono da considerarsi entrambi imprescindibili. Preferire l’uno o l’altro è questione di sfumature.
La costruzione dei Kairon; IRSE! ha il dono di un equilibrio perfetto in tutte le sue parti, la facilità dell’ascolto non mina la complessità dei brani e anzi la esalta. Quasi da non crederci! Non so cosa riserverà loro il futuro, io gli auguro di mantenere questa indipendenza il più a lungo possibile e di continuare a deliziarci con altre meraviglie sonore di tale fattura.

Purissimo cibo per la mente, disco indispensabile.


Edvard von Doom

LE' BETRE - Melas
(DL Bandcamp)


Questo disco è stato inciso nel 2014 e solo oggi è stato reso disponibile in rete: solo in rete per il momento!
Stiamo parlando di un disco ECCEZIONALE: i LE’ BETRE arrivano dalla Svezia e sono une creatura che si muove nei territori troppo battuti di certo hard-stoner-blues.
Molti di voi passeranno oltre nauseati: mi rendo conto che non se ne può più di certi generi dove le bands tendono a essere tutte molto simili, più o meno competenti più o meno capaci ma tant’è.
Beh i LE’ BETRE sono davvero bravissimi, con brani eccellenti, un cantante carismatico e con un’estensione vocale come pochi, poi hanno uno splendido organo (valvolare, Hammond B3) che rende il suono ancora più pieno.
Provate a immaginare, per rimanere ai giorni nostri, a un incrocio tra i migliori GRAVEYARD (che purtroppo si sono sciolti) e i WITCHCRAFT. Siamo davvero a questi livelli e scusate se è poco.
L’impianto è del più classico hard-stoner ma sono i brani a fare davvero la differenza: a partire dalla splendida Gowns & Crowns e proseguendo con Sir Meadows e arrivando alla magnifica Shades Of Grey con forti inflessioni soul vocali alla GRAVEYARD (ah, sento già la nostalgia di una band così favolosa come loro).
Certo, niente di nuovo sotto il sole ma non è questo il punto.
Il focus di tutto sono sempre i brani: in questo caso compiuti, quadrati senza alcuna sbavatura e suonati come Dio comanda.
E’ davvero pazzesco pensare che un disco di siffatte proporzioni sia potuto rimanere in un cassetto per anni e ancora non è stato pubblicato da nessuno, sperando che oggi esistano ancora i LE’ BETRE.
Prendiamo un brano come la devastante Snake Eyes, cadenzata e possente con un drumming tribale e la voce roca e incisiva come nei favolosi power trio che hanno fatto la storia del blues più puro e duro.
Semplici e perfetti.
Viene da pensare che a questi livelli, in questo genere, ci sono solo bands svedesi: hanno un qualcosa in più, sembra proprio così.
Billys Moon è una ballata da pelle d’oca: la performance vocale è una delle migliori degli ultimi anni e il suono misurato la sostiene sino alle porte dell’olimpo, poche note di chitarra, secche e decise, il basso con una vibrazione lenta e costante e la batteria che con tocchi potenti e calibrati permette al brano di decollare letteralmente con crescendo di una bellezza ultra terrena. E’ davvero una gioia sentire brani come questo.
Ed è proprio questa gioia che ci continua a spingere a cercare oltre sapendo che un piccolo grande disco come questo, oggi, si può nascondere ovunque.
Ma non è finita, credetemi, perché con Heel Fire la magia si ripete e il crescendo ci porta a lambire il cielo.
ROCK’N’ROLL IS HERE TO STAY!!

STAY TUNED…

Reverberend

KANOI - Mountains Of The Sun
(DL Bandcamp)


Siamo a Vienna, questa volta, dove un folle visionario (one man band, fa tutto da solo) dalle pareti multi colorate della sua camera magica crea la sua trasmissione sonora sotto forma di frequenze psichedeliche ad alto tasso di allucinogeni (il mantra, tra arcobaleno e anfetamine, di Silhouette giusto per capire di che pasta è fatto il ragazzo).
C’è davvero tutto nella sua distorta mente: l’elettricità della chitarra in volo libero verso altre galassie, la voce lontana e trasognata, un organo o meglio la sua eco e una vibrazione primordiale ritmica e ondulatoria che rende il tutto ipnotico e irresistibile.
Sono registrazioni casalinghe quelle di Mountains Of The Sun, non molto rifinite e parte del fascino arriva direttamente da questo magico senso di incompiutezza derivato da viaggi astrali senza inizio e senza fine, liberi nello spazio.
Golden Glow, I’m Gone (I’m Gone) e Mountains Of The Sun arrivano direttamente dai campi di fragole di beatlesiana memoria con JIMY HENDRIX che masturba letteralmente la chitarra in bassa fedeltà mentre una base acustica tiene unito il tutto magistralmente; poi il ritmo rallenta e l’orologio gira al contrario.
Gente, che viaggio lisergico.
E’ impossibile non soffermarsi a pensare a questo austriaco e alla sua mente realmente aperta e disturbata.
Ci sono squarci acustici e mantrici dove l’idillio di melodie e serenità occupano tutto l’orizzonte, come nella finale (To The Girl Who Dreamt) Silent Dream ma più spesso è la caduta libera in territori che solo la mente sotto l’effetto di pregiate sostanze stupefacenti può rivelare.
Abbiamo bisogno assoluto di tutto questo, un mondo parallelo all’interno del mondo reale: Alice nel paese delle meraviglie.

FREE YOUR MIND… AND YOUR ASS WILL FOLLOW…

Reverberend