Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 21 agosto 2016

WEIRD LIGHT - Doomicvs Vobiscvm
(CD Shadow Kingdom)


Devo ammetterlo: ho da sempre un debole per i minori, i collaterali, quelli che non entrano mai nei libri dei 100 migliori albums di…, oppure nelle liste degli imprescindibili di ogni genere. Gli sfortunati, quelli arrivati troppo presto o troppo tardi; quelli che non hanno mai pubblicato un singolo brano in vita, ma i loro lavori postumi diventano opere di culto dopo la dipartita (artistica e non).
Detto ciò, si può affermare che i Weird Light rientrano perfettamente nella categoria. Già scegliere di suonare doom tradizionale di questi tempi non è certo una scelta vincente, se vuoi diventare famoso, in più se provieni dalla provincia dell’impero (Rodez, Francia profonda) la faccenda è ancora più complicata.
Formati da M. Blacklord, voce e chitarra, e da F. Faust a basso e backing vocals, i Weird Light sono rimasti attivi dal 2004 al 2008. Nel 2005 hanno realizzato un demo su cassetta che portava lo stesso titolo di questo cd, ma che non è mai stato distribuito, contenente tre brani. Un altro brano, Stare In The Dark, avrebbe dovuto comparire su un 7” split con i Rising Dust; anche questo mai realizzato.
Ora, se non è FATO AVVERSO questo, ditemi voi cos’è. Ma il Doom è un padre misericordioso per i suoi figli e, come un fiume carsico, ciclicamente riporta in superficie anche le entità più piccole e oscure per tributargli la giusta e doverosa attenzione.
Benissimo ha fatto, dunque, la Shadow Kingdom a pubblicare questo cd che raccoglie quanto registrato dai Weird Light (a proposito: è un nome meraviglioso!) prima del loro inopinato scioglimento. Lo sticker in copertina li descrive come un incrocio tra Candlemass e Reverend Bizarre, il che non è fuorviante, anche se la bilancia pende a mio parere più per i secondi, dei quali ricordano la lenta pesantezza e il suono delle chitarre.
Uno dei punti di forza della band è la voce di Blacklord: pulita, epica e sofferente come è giusto che sia; ma colpisce anche il songwriting, piuttosto maturo trattandosi in fondo di brani provenienti da demo. Doom classicissimo, dicevo in apertura, i brani sono lineari e tutto sommato “semplici”, ma proprio questo evidenzia la bravura del duo, che avvince senza utilizzare trucchi di sorta. Anzi, la, per forza di cose, bassa qualità di incisione finisce paradossalmente per esaltare il fascino polveroso e mesmerico delle canzoni (l’intermezzo sospeso all’interno di Obsidian Temple sembra provenire da un’altra dimensione).
Mano a mano che ci si addentra nell’ascolto del disco cresce il rammarico per quello che i Weird Light avrebbero potuto darci; raramente ho sentito un demo così ricco di personalità, e mi ripeto, pur rimanendo negli angusti confini di un genere come questo. Insomma, riescono con pochi mezzi a creare un’aura oscura e misterica, ipnotica, che cresce in spirali di suono avvolgenti e fatali come un boa constrictor. Ogni tanto appaiono bagliori sinistri (la weird light?) nel buio che contribuiscono a rendere più inquietante l’atmosfera già plumbea. La coda simil-gregoriana di GogMagog (Under The Trumpets Of Doom) mi ha riportato alla mente le scene iniziali del film Nosferatu, con la fantasmatica musica dei Popol Vuh in sottofondo…

Per quanto mi riguarda, una delle sorprese (perdute) dell’anno.

Edvard von Doom

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