Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 25 settembre 2016

DARKHER - Realms
(CD Prophecy Productions)


E’ facile catalogare superficialmente come classico doom il progetto solista di Jayn H.Wissenberg, carismatica cantautrice che dietro una fragile eleganza è riuscita a creare un potente torrente di atmosferico doom, occulto e plumbeo, uguale unicamente a se’ stesso.
La voce esile e serena ricorda un fantasma di Beth Gibbons (PORTISHEAD), evocativa ed oscura allo stesso tempo.
Realms è il primo disco ed immediatamente pone il progetto in una terra sconosciuta, a cavallo tra le prime cose gotiche inglesi come Anathema, PARADISE LOST e MY DYING BRIDE che fondevano certo death doom metal con tentazioni progressive, dark ed anche art-rock.
Le origini, Inghilterra, West Yorkshire, sono evidenti già dall’iniziale crescendo di Spirit Waker nella quale tra bordoni di chitarre stratificate (Shoegaze ambientale??) si erge la voce, nitida e struggente, che avvolta da arpeggi celestiali introduce il climax del brano, sospeso, in evanescenti spirali di tribale ed ossianico rock con maestosi riffs geometrici di chitarra.
Il sottile velo acustico di Hollow Veil  sorprende e conduce le spettrali parti vocali all’inizio di un percorso più tortuoso e scosceso, verso gli inferi…
DARKHER costruisce magistralmente nubi di tempesta elettrica con una grazia ed un’eleganza fuori dal comune.
Sono propriamente i contrasti ad emergere come caratteristica dominante dell’intero progetto: sempre modulati, nitidi e senza sbavature (come nella perfetta Moths).
L’atmosfera diventa decisamente più claustrofobica nel lento maelstrom di Wars dove la magica alternanza tra marmoreo splendore esoterico (bordone di sintetizzatori in evidenza) e il profondo richiamo spirituale della voce, sempre padrona della scena, raggiunge il suo zenith.
Affascinanti le ieratiche inflessioni di The Dawn Brings A Saviour che ci preparano per la lenta apoteosi delle due parti in cui è divisa Buried : voce recitante ed un soffio di sintetizzatore con sibili in slow motion che incalzano la processione alla quale si aggiunge una misterica viola cha abbraccia la strabordante potenza della cattedrale elettrica di chitarra.
Con gli occhi chiusi si materializzano i circoli letterari della Londra di metà settecento, dove Thomas Gray partorisce l’intensa riflessione sulla morte e la dipartita di una persona cara (Elegia scritta in un cimitero campestre del 1751).
Anche il celebre poeta ha costruito la sua carriera creando un personale contrasto tra la tradizione classica ed uno slancio assolutamente moderno (cercando nuovi argomenti e modi d’espressione) diventando uno dei precursori riconosciuti dello stile romantico.
Ecco il punto: nel suono limpido, pulito e moderno di DARKHER è sempre presente tanto romanticismo che circonda con un’aura d’altri tempi la poesia di Jayn e la aiuta a confluire in un flusso di assuefazioni sepolcrali.
Il fascino di questi suoni è assoluto e magnetico…

Fatevi irretire senza alcuna esitazione…

Reverberend

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