Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 2 aprile 2017

DODECAHEDRON - Kwintessens
(CD Season Of Mist)


Sin dall’antichità, filosofi come Platone hanno dato grande importanza alla musica. La ritenevano in grado di influenzare notevolmente le emozioni umane: gioia, abbandono, tristezza e, come sapevano anche i grandi condottieri, sensazioni di trionfo e vittoria. Già, ma cosa avrebbe detto Platone di una musica che fa vomitare? Una musica che ti riduce la lingua in cenere, che risucchia ogni calore dalla stanza dove ti trovi ad ascoltarla? Una musica che non è triste o arrabbiata; semplicemente, irreprensibilmente malvagia?
Gli olandesi Dodecahedron fanno esattamente questo. Il loro debutto omonimo del 2012 si apriva con il brano Allfather, che riascoltato oggi mi provoca ancora una sensazione di malessere fisico.
Kwintessens non inizia allo stesso modo, i primi due brani sono quasi accettabili se paragonati alla gelida magnificenza di Hexahedron, in cui appaiono i primi sintomi di terrore fisico, grazie ai riffs delle chitarre che ondeggiano mostruosamente e fanno mancare l’aria. Un brano disturbante ma immenso, indimenticabile. Una potenza devastante, un attacco d’ansia di dimensioni immani; la struttura è circolare, si richiude su se stessa. Mandato in loop potrebbe fare evaporare una mente umana… L’album procede in modo sempre più alienante: Tetrahedron ricorda qualcosa dei Deathspell Omega, ma i suoni sono più brillanti e al contempo più densi. Dodecahedron ha un’atmosfera sospesa tra il paradisiaco e l’infernale, con breaks di puro harsh noise. L’enigmatica Finale (che un vero finale non è) esemplifica quello che si potrebbe definire la versione black metal della musique concrète: un collage di suoni ronzanti, atmosfere celestiali e voci distorte che introducono il vero finale: Icosahedron.
Impressiona l’utilizzo che i Dodecahedron fanno dello studio di registrazione, utilizzato come un vero e proprio strumento al pari degli altri. L’album ha un suono vitreo, tagliente, avvolgente come una spira mortale. Grazie a ciò, il gruppo si distacca notevolmente (ed in avanti, ovvio) rispetto ad altri terroristi sonori come gli Ulcerate.
Se mi passate il paragone, la loro musica è come quella di Gustav Mahler, pone una quantità notevole di domande senza dare risposte. Al momento non esiste nessuno in grado di emularli a questi livelli. Il guanto di sfida è stato lanciato, vedremo chi avrà il coraggio di raccoglierlo.

Disco elitario, solo per iniziati.

Edvard von Doom

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