Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 11 dicembre 2016

PAUL CAUTHEN - My Gospel
(CD Lightning Rod Records)


Ci sono in giro tantissimi cantautori e non è certo facile trovarsi di fronte ad un talento; a un artista che oltre a essere dotato di un carisma particolare è anche capace di scrivere ottime canzoni, di crearsi un proprio spazio in un mondo così affollato come quello musicale.
Non conoscevo assolutamente PAUL COTHEN e questo My Gospel è il suo debutto almeno da solista (prima aveva formato un duo, SONS OF FATHERS, con cui aveva realizzato due buoni albums segnalati da ROLLING STONES MAGAZINE, ma niente più).
E’ cresciuto con la musica intorno perché il padre ha suonato con tanta gente famosa, gente del calibro di WILLIE NELSON mica bruscolini, poi con le due sorelle è entrato a far parte del coro della chiesa vicino a casa.
In casa giravano parecchi dischi di ogni genere, con prevalenza di gente come ELVIS PRESLEY, ROY ORBISON e cose anni cinquanta.
Insomma un bel background che gli è stato davvero utile per sviluppare le sue sicuramente innate doti canore, la composizione è venuta dopo, strada facendo.
My Gospel è stato registrato in diversi famosi studi di registrazione come i FAME STUDIOS (MUSCLE SHOALS) o quelli di proprietà di WILLIE NELSON o i SARGENT RECORDERS in L.A..
Un’attenzione particolare dunque per i suoni, vintage, caldi e avvolgenti e una strumentazione ricca ma senza MAI strafare.
Lo stile di PAUL CAUTHEN dotato di una splendida voce baritonale, tra ROY ORBISON per le inflessioni anni cinquanta e JOHNNY CASH, è un originale miscela composta in parti uguali di country vecchia maniera, gospel, rock ed un  pizzico di americana tanto per gradire.
Ci troviamo di fronte ad un gran disco, lo si capisce immediatamente dopo aver ascoltato l’iniziale Still Drivin’ , nella quale con la sua voce decisamente sugli scudi ci fa capire chi comanda.
La strumentazione è ricca dicevamo ma è sempre al servizio del brano, nulla è in eccesso, la parte ritmica è moderna e si integra alla perfezione con riverberi anni cinquanta, voce al centro della scena e backing vocals solide e gospel.
Nel disco ci sono almeno tre brani che potrebbero entrare nelle case di milioni di persone per quel magico hook/catchy che non danneggia minimamente l’originalità dei brani: sto’ parlando di I’ll Be The One, la country & western oriented Saddle ed anche Marfa Lights.
Ma c’è anche Once You’re Gone, uno strano e improbabile incontro di BRUCE SPRINGSTEEN e JOHNNY CASH se proprio vogliamo azzardare.
Ci sono poi tre splendide ballate a cavallo tra country tradizionale e gospel (Be There Soon, Hanging Out The Line e la finale stupenda My Gospel), struggenti e con melodie davvero trovate.
Un posto speciale per la ballata notturna Let It Burn, cadenzata e con contrappunto di piano a sostegno di una voce davvero speciale e difficile da dimenticare.
Un disco che ci accompagnerà a lungo. Cercatelo e ascoltatelo attentamente, non potrete più farne a meno.
Una delle sorprese dell’anno, purtroppo arrivata troppo tardi per entrare nella top ten.
E’ solo questione di tempo, ne sentirete parlare. Statene certi.

Reverberend

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