Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 21 agosto 2016

POTERE CRUDO E TENDENZE SUICIDE


Per chi, come me, ha vissuto la seconda ondata punk degli anni ottanta (diciamo dal 1982 al 1986), oltre all’incredibile oceano hardcore ci sono stati anche due dischi due che hanno cambiato tutto: nulla e più stato come prima!
Ma andiamo con ordine: il punk degli anni ottanta, il suono del punk, si è indurito, velocizzato ed anche fratturato in tante piccole schegge impazzite!
Si è soliti, correttamente, definire questo suono come hardcore, caratterizzato da un velocità estrema con parecchi cambi di tempo, nessun assolo come da tradizione punk e tanta furia iconoclasta.
Le due scuole principali, come spesso si è verificato nella storia della musica, dagli anni cinquanta in poi, si possono dividere in quella americana che a sua volta si divide in costa ovest (California come modello principale) e costa est (Washington D.C. come modello dominante), e quella inglese più politicizzata e legata alle condizioni sociali dei più disagiati-
Ognuna delle due scuole, come i momenti migliori e più fecondi di qualsiasi campo artistico ed espressivo rifletteva come uno specchio la vita reale e le condizioni della gioventù di riferimento.
In questo approfondimento ci concentriamo sulla scena americana (Californiana in particolare) che poi ha influenzato in maniera indelebile anche i modelli di riferimento italiani.
Oggi, tutti i dischi italiani di hardcore sono considerati fondamentali da tutti i collezionisti di materiale storico di quella magica epoca e la nostra penisola viene messa subito dopo l’America e l’Inghilterra da chiunque capisca qualcosa di ciò che è successo.
Io, come già anticipato, ho avuto la fortuna di arrivare al momento giusto per vivere sulla mia pelle la seconda ondata (per la cronaca sono nato nel 1966), quella hardcore, dalla quale mi sono fatto coinvolgere e sconvolgere completamente frequentando per anni assiduamente il mitico Virus a Milano (di via Correggio prima e poi nell’ultima sede della quale non mi ricordo l’esatto indirizzo).
Questa esperienza, fatta negli anni cruciali della mia esistenza, è stata fondamentale perché mi ha permesso di mettermi a nudo, di sentirmi compreso e gratificato in un periodo in cui spesso è la confusione e l’insicurezza a prendere il sopravvento.
Grazie al punk sono riuscito a trovare il mio posto nel mondo, a capire chi ero, che cosa volevo e dove mi sarebbe piaciuto arrivare.
Paradossalmente, grazie ad un movimento comunque estremo e di rottura ho fatto dell’equilibrio la mia ragione d’essere; una ragione che ancora oggi mi accompagna nella splendida quotidianità che mi sono costruito, prima da solo e poi con la mia donna ideale, Paola, che condivide magicamente con me tutto questo.
Tornando alla musica ricordo che il periodo iniziale, dall’anno 1982, è stato incredibile con tutto un fiorire di bands che si sono ritagliate uno spazio importante grazie anche alla capillare scena completamente indipendente ed autogestita che si era riusciti a creare, tra mille difficoltà, in tutta Italia.
A quel tempo tutti i dischi italiani si prendevano direttamente dalle bands che arrivavano con gli scatoloni pieni zeppi di vinili appena sfornati (come fossero prelibatezze culinarie!!) e quelli stranieri si recuperavano per posta, contattando direttamente le bands, o nei pochissimi negozi d’importazione del periodo.
Tanti li ho recuperati anche nel punto di distribuzione alternativo organizzato dal collettivo del Virus in viale Orti a Milano (Virus Distribuzioni).
I concerti erano dei veri happening dove succedeva di tutto all’insegna del divertimento e dello sfogo più genuino: dallo stage diving (tuffi dal palco, spettacolari anche se in alcuni casi rovinosi) al mosh alla slam dance (vorticosa danza spastica in cerchio creando un gorgo irrefrenabile)!!
Tutto questo davvero irreale periodo d’oro è durato sino a quando, inevitabilmente, il suono puro e genuino dell’hardcore a iniziato a contaminarsi con altro.
Questo secondo periodo è stato comunque favoloso dal punto di vista musicale perché ha creato interazioni che hanno portato i germi per una esponenziale crescita verso nuovi impensabili orizzonti.
E’ così che nel 1983 è arrivato, dal nulla, lo shock del primo album omonimo dei SUICIDAL TENDENCIES: sin dalla cover che ritraeva Mike Muir (il cantante) e soci appesi a testa in giù su una struttura d’acciaio e con un collage di foto di gente della scena con camice disegnate (il fulgore del più puro D.I.Y.) in tema SUICIDAL TENDENCIES.
Uscito su Frontier Records il disco è il fantascientifico risultato della perfetta contaminazione dell’hardcore migliore che si possa ascoltare con il miglior heavy-metal possibile: è difficile da immaginare, ma pensate alla velocità, alla furia al nichilismo, alla violenza, alla rabbia tipiche dell’hardcore sciolte con scientifica precisione con la tecnica (ora sì fondamentale), la precisione e la professionalità del migliore metal trash.
I brani, tutti memorabili, mischiano in maniera mirabile il suono desertico ed arido tipico di certe assolate zone della California (loro vengono direttamente da Venice Beach) con la pellicola culto Un mercoledì da leoni (film sportivo del 1978 vero e proprio manifesto dei surfisti più incalliti).
Ho continuato a riascoltarlo nel corso di tutti questi anni ed è rimasto, almeno ai miei occhi, ugualmente scioccante e DEFINTIVO.
Nel 1985, un giorno dei tanti durante il quale mi sono spinto a Como a casa di Stiv Rottame Valli per acquistare gli ultimi arrivi direttamente dall’America sono stato colpito da un altro fulmine ugualmente devastante: l’uscita lungamente attesa e sognata del secondo disco degli italiani RAW POWER intitolato Screams From The Gutter (Urla dalla fogna) e consegnato alla leggenda dall’americana Toxic Shock Records (registrato in due notti senza alcun overdubs!?!).
Anche in questo caso la cover già dice tutto con un pazzesco disegno elettrizzante e sconvolgente allo stesso tempo di Vince Rancid che ritrae un essere mostruoso deformato e scarnificato all’interno di una fogna con colori incredibili!!!
Direttamente da Poviglio (in provincia di Reggio Emilia) l’America tutta è stata rasa al suolo, letteralmente, da quattro giovani invasati che sono riusciti, con 17 fulminanti brani, a scrivere il CAPOLAVORO ASSOLUTO di tutta una serie di generi!!!
Nulla è possibile né immaginare né aggiungere dopo questo disco.
Loro ci hanno comunque provato incidendo After Your Brain, nel 1986, ma, sebbene sia comunque un gran bel disco non è neanche lontanamente accostabile al precedente.
Certe cose succedono e basta…

UNICHE ED IRRIPETIBILI!!!

Reverberend


Postilla del Doom:
sottoscrivo ogni singola parola del buon Reverberend. Ho vissuto pure io quel periodo meraviglioso nel quale davvero si pensava di poter cambiare le cose (non dico il Mondo; quello cambia da solo e di solito in peggio). Non così intensamente come il Rev. purtroppo, in quegli anni uno l'ho dovuto regalare allo Stato (naja, non galera, non pensate male), tra le altre cose. Voglio solo ricordare qui un amico che non è più con noi, ma che a dispetto della sua minuta fisicità era e resta un gigantesco esempio per chi l'ha conosciuto e amato come noi. Questo post è dedicato a lui: Bernie.
Se esiste un paradiso, deve avere le sembianze del Virus. E Bernie starà pogando come un forsennato prendendoci tutti per il culo.

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