Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

mercoledì 4 gennaio 2017

ALBERT AYLER - Nuits De La Fondation Maeght 1970
(CD Water Records)


Sono andato a cercare nella mia sterminata collezione questo CD perché ricordavo che al contrabbasso suonava quello strapalato e indomabile sperimentatore quale era STEVE TINTWEISS.
Alla fine degli anni sessanta STEVE faceva comunella con MARTIN REV, prima che i SUICIDE (la creatura formata con ALAN VEGA, altro artista venuto dallo spazio) divenissero una nuvola che incombeva sulla grande mela marcia che era all’epoca New York.
Questo formidabile concerto alla fine del tour francese è uno degli ultimi del grande ALBERT AYLER che tornato a New York, venne trovato a fine settembre dello stesso anno (1970) privo di vita nell’East River in circostanze mai del tutto chiarite.
La fine degli anni sessanta sono stati il suo periodo più estremo e incisivo, quando si poteva vedere anche al fianco di CECIL TAYLOR altro sabotatore di standard conclamati dai puristi e sostenitore del free che più free non si può.
Il dissonante frastuono del maestro del sax tenore aveva da tempo anestetizzato tutto il popolo del jazz con i suoi convulsi richiami spirituali e la forza universale della sua musica che estremizzava sino al parossismo tutto ciò sino ad allora noto. LA COSA NUOVA!
Ecco che cos’era ALBERT AYLER: una volta che il guerriero ebbe preso consapevolezza che il suo talento innato sarebbe stato compreso dopo la sua m orte non si sentì più sé stesso.
Per una persona che non poteva non essere sé stessa era un vero problema, unito poi alla delusione per la stessa sorte toccata al fratello DON AYLER, venne difficile accettare la realtà così com’era.
Spirito indomito in una battaglia persa contro il tempo, come dimostrano i laceranti suoni che vengono proiettati come schizzi di sangue da esplosioni come la straordinaria e conclusiva Music Is The Healing Force Of The Universe.
Benchè all’avanguardia rispetto al resto del mondo anche il popolo più attento al cambiamento di New York non era pronto per tutto questo.
Ricordo che nel 1969, anno che segnò la perdita dell’innocenza con gli episodi di Altamont (ROLLING STONES) e la fine del rock’n’roll così com’era stato inteso sino ad allora, sono da segnalare anche l’uscita del primo album degli STOOGES di IGGY POP che ha letteralmente trasformato il concetto di performance ribaltando il rapporto tra chi sta’ sul palco e lo spettatore che si sono ritrovati uno di fianco all’altro in quel tumore che poi prenderà il nome di PUNK ed anche il primo album dei VELVET UNDERGROUND, (Mi tocca redarguirla, caro Reverberend: il primo album dei Velvet è datato 1966; nel 1969 uscì il terzo omonimo… n.d. Doom.) inginocchiati davanti alla perversa icona di Re ANDY WARHOL, come una frustata sado-maso sui detriti di New York.
La resa sonora di questo concerto è ancora scioccante, nei suoi 74 minuti di puro delirio, vero e reale specchio dei tempi per ciò che era successo in Vietnam e in America.
Non ci sono altri modi per descrivere il maelstrom incontrollato ad un passo dal rumore puro rappresentato da brani come Truth Is Marching in o la devastazione di Spirit Reunion.

Come ogni artista libero e rivoluzionario anche ALBERT AYLER ha dovuto pagare un prezzo troppo alto e ha dovuto proseguire la sua ricerca interiore su un altro pianeta a noi comuni mortali ancora sconosciuto.

Reverberend

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