Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

domenica 6 novembre 2016

BO RAMSEY - Wildwood Calling
(CD Lustre Records)


La musica contenuta in Wildwood Calling  è autentico cibo per l’anima.
Non conosco bene BO RAMSEY; l’ho conosciuto tramite i THE PINES, il progetto dell’originale interpretazione delle radici di due suoi figli.
Mi sono avvicinato a questo disco per la cover, semplice e splendida al tempo stesso.
Proprio come piace a me.
BO RAMSEY è stato largamente influenzato dal rockabilly e dal suono della mitica Sun Records (di SAM PHILLIPS) negli anni cinquanta ed è stato premiato e riconosciuto con diversi riconoscimenti ufficiali durante la sua lunghissima carriera.
Da lungo tempo si è ritirato nella natia Eastern Iowa nella sua fattoria, a contattto con la sua terra, la terra della sua musica, della sua vita.
La musica è la sua vita e lui è percorso letteralmente, oggi come allora come sempre, dal blues.
Dal dolore, dall’amore, due entità inseparabili.
Nel momento in cui stavo per accingermi all’ascolto di questo disco ho aperto la spartana busta di carta nella quale è contenuto ed ho notato che all’interno c’è un foglio: da una parte c’è una foto, in bianco e nero, un po’ sfocata (presumibilmente della fattoria di BO) realizzata da PIETA BROWN.
Beh, i contorni anneriti di questa foto e la sagoma della fattoria, nera sullo sfondo, contengono tutta la musica di questo disco: la perfetta trasposizione del blues!
Già, l’attaccamento alla sua terra è totale; del resto BO ha preferito allontanarsi dal resto del mondo, confuso ed infelice oramai costretto lentamente verso un ineluttabile declino.
Si inizia con Fly On (Part 2) deidcata a Prince Rogers Nelson (in arte PRINCE) ed subito magia pura, come fluttuare con dolcezza e profondità sull’essenza del blues.
Il suono della sua chitarra riverberata e poco altro che ci ammalia ed incanta con poche perfette note.
L’intensità emotiva di un disco come questo, un disco che non deve dimostrare niente a nessuno e che presumibilmente verrà velocemente inghiottito da tutto il rumore che lo circonda.
Un disco silenzioso, dove il suono è sempre misurato e scheletrico, dove l’eco del grande nulla, degli spazi immobili ed immensi del ventre americano è una costante immancabile.
La natura e la terra sono anch’esse due costanti nella mente di BO e, quindi, nella sua musica.
La fusione di questi tre elementi è totale ed è forse questa spontaneità ed onestà fuori da ogni perversa logica del profitto a fare la differenza.
E’ difficile da spiegare a parole ma la sensazione durante l’ascolto è di appagamento ed abbandono allo stesso tempo.
Sentite Out There ed è come essere BO che guarda dalla finestra della sua fattoria: impagabile.
Le emozioni, quando sono sincere, possono arrivare ovunque come quando ci si innamora: l’assoluto.
Solo l’attento ascolto rende giustizia alla grandezza di questi suoni che non cambieranno il corso della storia, questo è certo, ma lasceranno certamente un segno indelebile nei nostri cuori.
Eppure è solo BLUES…

Reverberend

Sorry, no link

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