Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

martedì 8 novembre 2016

ESBEN AND THE WITCH - Older Terrors
(CD Season Of Mist)


Giunti oggi al quarto lavoro sulla lunga distanza, non considerando lo split con i Thought Forms, gli inglesi Esben And The Witch confermano quanto di buono pubblicato in precedenza. Rachel Davies, bassista e cantante, ed i suoi sodali mantengono inalterate le loro peculiarità, in quello che loro stessi definiscono nightmare pop. Si tratta, più precisamente, di un suono darkwave, atmosferico, con pennellate di post-metal e di black, i cui punti cardinali si possono rintracciare tra The Cure, Myrkur, Nebelung, Gathering (quelli di Mandylion) e, perchè no, PJ Harvey.
Older Terror contiene quattro brani, per un totale di oltre 46 minuti, il che ci porta ad una prima considerazione: gli Esben And The Witch hanno un problema ad editare le loro canzoni, sono inevitabilmente tutte troppo lunghe ed al loro interno non succedono così tante cose da giustificarne la durata. Eppure. Eppure, miracolosamente, il gioco funziona a perfezione e si rivela nettamente a favore della band. L’iniziale Sylvan è una lenta, atmosferica litania dove la strumentazione è scarna e quasi sullo sfondo, mentre l’ipnotica voce di Rachel, sognante e ieratica ci ammalia come una sirena. E la lunghezza del brano diventa quasi troppo breve, incredibile se si pensa che il primo sussulto chitarristico arriva al minuto 9:30!
Le altre canzoni sono in fondo variazioni sullo stesso tema principale, con la voce della Davies sempre sugli scudi, che naviga su un mare di riffs jangly post-rock. Marking The Heart Of The Serpent ha un’atmosfera più jazzata e movimentata, mentre The Wolf’s Sun propone un approccio più rock’n’roll (se così si può dire) dove la voce della Davies si staglia su di un groove intenso e di grande effetto.
La chiusura del disco è appannaggio di The Reverist, la mia preferita, con il suo mood fantasmatico e inquietante e i lamenti eterei e incantatori della Davies: un brano difficile da descrivere ma facile da amare al primo ascolto.
Il gruppo è davvero fantastico nel riuscire a rendere sempre interessante e sorprendente la propria proposta musicale, in fondo minimale e diluita per il minutaggio dei brani, e molto di questo lo si deve alla voce di Rachel Davies; ma anche le coloriture autunnali del suono della chitarra e il drumming spartano e “incombente” contribuiscono in modo sostanziale al risultato finale.
Insomma, gli Esben And The Witch sono un piccolo miracolo, una delizia sonora che affascinerà chi avrà la voglia di ascoltarli con attenzione.

Alla strega è riuscito un altro incantesimo, non lasciatevelo sfuggire.

Edvard von Doom

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