Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

venerdì 18 novembre 2016

UNHOLY - The Second Ring Of Power
(CD Avantgarde Music)


Finlandia: terra di laghi, renne, zanzare e bands metal. Il primo nome che mi viene in mente è quello dei Sarcofagus, i quali, parallelamente a quello che stava accadendo in UK (leggi NWOBHM) aprivano la via al suono pesante finnico con la loro meravigliosa musica intrisa di dark sound anni ’70 e schegge di acciaio. Da lì in poi è stato un susseguirsi di gruppi dediti ad ogni aspetto delle varianti metalliche, come per esempio il black finlandese, sensibilmente diverso (di sicuro più marcio e meno prodotto) da quello norvegese e svedese. A tal proposito come dimenticare nomi del calibro di Enochian Crescent, Horna o Satanic Warmaster.
Anche i gruppi di area doom sono sempre stati numerosi, alcuni di questi hanno raggiunto vette notevoli in questo campo (se state pensando ai Reverend Bizarre siete nel giusto). Ma un gruppo in particolare ha toccato vertici di inusitata e inaudita eccellenza: gli Unholy.
Autori di quattro venerati album tra il 1993 ed il 1999, tutti indistintamente da avere, e poi risucchiati nell’abisso dal quale erano sgusciati fuori. The Second Ring Of Power è, come dice il titolo stesso, il loro secondo lavoro e scrivo di questo solo per motivi di affezione, essendo stato il primo loro disco sul quale ho potuto mettere le mani; ma quello che scrivo vale anche per gli altri.
Pubblicato nel 1994 dalla nostrana (e benemerita!) Avantgarde Music, il secondo degli Unholy è un capolavoro doom di difficile catalogazione, tanti sono gli spunti d’interesse che vi albergano, a partire dalla strumentazione che comprende anche tastiere e violino.
La colonna sonora perfetta per riti bizzarri officiati in templi dimenticati, in un bad trip acido dove statue corrose e divelte sogghignano negli angoli bui… Rispetto all’esordio From The Shadows, il songwriting si fa più strutturato e la produzione più precisa, ma resta un alone di semi improvvisazione su tutti i brani; i tempi sono lenti e striscianti, si prova una sensazione tangibile di instabilità mentale grazie alla voce di Pasi Aijo impregnata di dolore e angoscia, dove le urla, i growls e i sussurri si dispiegano con grande effetto.
Dicevo della produzione: sicuramente potente e spaziale, con una separazione più netta degli strumenti, in particolare risalta il basso, mai troppo distorto e in grado di colorare le atmosfere dei brani con spunti notevolmente originali. Anche le onnipresenti tastiere contribuiscono a creare suggestioni da brivido mai banali, anzi. Procession Of Black Doom è forse il brano più emblematico, con la voce sofferente e rabbiosa e il suono delle chitarre a livelli notevoli di distorsione, eppure sottile, se capite cosa voglio dire.
Lady Babylon vede alla voce l’ospite Veera Muhli (anche alle backing vocals in altri brani) e si tratta della canzone più sognante e psichedelica del disco. Neverending Day ha un appeal funeral doom ante litteram ed il refrain finale cantato da Veera e Pasi all’unisono richiama alla mente addirittura i Christian Death di Gitane Demone.
Tutti i brani sono di altissima fattura, ma è impossibile non fare menzione d’onore per la traccia conclusiva Serious Personality Disturbance And Deep Anxiety: autentica summa filosofale degli Unholy. Ha un’introduzione lenta, jazzata e orientaleggiante, nella quale i vocalizzi folli di Pasi sembrano i deliri di un drogato in preda di visioni degne di Lovecraft; si sviluppa lenta e ondivaga piena di strane vibrazioni… Meravigliosa follia.
Un disco (e un gruppo) non per tutti, da centellinare come un prezioso liquore nell’inverno prossimo venturo. Un bizzarro monolite intorno al quale si radunano gli sciamani di culti perduti nella notte dei tempi.
Avvicinatevi con cautela, potreste non riuscire a farne a meno…

Edvard von Doom

Nessun commento:

Posta un commento