Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

lunedì 19 settembre 2016

22-20's - Got It If You Want It
(2CD Yoshimoto R And C)


I 22-20’S sono stati ingiustamente catalogati nella massa informe di bands brit-pop di inizio anni 2000.
Certo, sono inglesi, vengono da Sleaford nel Lincolnshire ma lo la loro musica è del sano e genuino blues-rock, proprio come si faceva una volta. Se vogliamo le somiglianze con certo brit-pop (quello buono)sono parecchie perché con brit-pop si intendeva/intende nient’altro che rock inglese con sfumature variegate che possono essere a volte più pop, a volte più rock (nel senso più elettrico del suono)con influenze delle più disparate all’interno.
Ma, nel nostro caso, già il nome risulta significativo: 22-20’s è un brano infuocato di pre-war blues firmato dal diavolo in persona, ovvero SKIP JAMES, che come diceva il saggio JOHN  FAHEY (che era letteralmente ossessionato dal dimenticato bluesman in questione) era uno che andava dritto al nocciolo della questione; era un vero e proprio macellaio del blues e nella vita non è stato certo da meno.
Quindi il riferimento non è proprio casuale ma profondamente voluto ed inequivocabile: i 22-20’S sono quattro ragazzi venuti dalla periferia inglese con tanta voglia di suonare blues elettrico con un orecchio teso alla loro Inghilterra sempre presente nella pronuncia e soprattutto nel cantato del carismatico leader Martin Trimble.
Hanno esordito con un anonimo primo album nel 2004 che si è letteralmente perso nella massa di uscite del periodo. Dopo aver ottenuto un discreto successo in Giappone (?!?), come testimonia il live del 2005 pubblicato dalla EMI giapponese nel 2005 si sono presi un lungo periodo di pausa (durato sino al 2008) per sbandamenti interni di vario genere e sono tornati nel 2010 con lo splendido secondo album Shake/Shiver/Moan che però, nonostante la freschezza dei brani, non ha dato il risultato di vendite sperato e quindi non è stato supportato come dovuto.
I ragazzi insistono e riescono a preparare ed a pubblicare, solo per il mercato giapponese, il disco, veramente bellissimo, del quale vorrei parlare: Got It If You Want It.
Pensare che per esigenze di mercato questo disco non è stato minimamente supportato e promosso (non è MAI stato realizzato fuori dal Giappone) è un vero e proprio delitto per qualsiasi appassionato di sano rock.
Procuratevi assolutamente l’edizione doppia con un bonus disk con sorprendenti versioni acustiche, completamente diverse, scarne ed essenziali più roots-folk-blues ed alcune tracce live molto buone anch’esse.
Il disco principale è composto da dodici pezzi originali più una bellissima versione demo di Pocketful Of Fire già presente nella scaletta ufficiale del disco.
Si inizia con la suadente voce di Martin che guida sapientemente il flusso elettrico della chitarra su un tappeto percussivo insistente e preciso sino ad arrivare al nocciolo di Bring It Home con la sola voce che intona una melodia ricca e poi la chitarra che carica di fuzz ondeggia con un assolo portentoso.
La cavalcata elettrica di Heart And Soul, sulle capienti ali di un moderno blues con riferimenti agli anni d’oro (1966-1967) che ci spinge in un turbinio ritmico con forti melodie pop.
I brani sono tutti molto diretti e semplici nella struttura: la classica canzone con strofa ritornello strofa e assolo al fulmicotone. Non sbagliano un colpo sapendo come costruire un brano da ascoltare ripetutamente e da memorizzare per lungo tempo.
Non sono, più precisamente non erano (oggi sono definitivamente sciolti), una band comune i 22-20’S nient’affatto, credetemi!
Non fateli scivolare in un eterno oblìo che proprio non si meritano.

Fuori dal gregge, una pecora nera come non se ne vedeva da tempo.

Reverberend

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