Perché siamo degli appassionati terminali di musica e lettura, prima di tutto.

Di tutto ciò che è LIBERA espressione. In un’epoca come questa dove ogni cosa è a disposizione, libera appunto, ma senza alcun tipo di controllo o di filtro, quindi difficilmente raggiungibile senza una guida, senza una direzione.

Perché è da quando abbiamo preso possesso della ragione che non smettiamo di essere curiosi, di cercare cose nuove, meno note. Non ci fermiamo MAI, davanti a niente e nessuno.

Quindi, dopo aver letto l’ennesima testimonianza di prima mano da parte di gente che non sapeva nemmeno dove stava di casa (il riferimento è Journey To The Center Of The Cramps, ovvero la biografia dei mitici Cramps di Dick Porter recentemente tradotta in Italia dai ragazzi di Goodfellas) ma era sicura di quello che faceva, ovvero riportare a galla il suono più malato degli anni ’50, quello delle B-sides di rari ed innominabili 45 giri di rockabilly; e centrifugarlo con gli horror comics e il clima urbano e degradato della New York di metà anni settanta. Erano talmente convinti che, alla fine, hanno avuto ragione loro. In barba a tutti!

E così siamo anche noi. Non ci interessa minimamente, per il momento, avere un obiettivo preciso o, meglio, un punto di arrivo. Ci godiamo il viaggio. Vogliamo condividere i nostri soliti ed insoliti ascolti e letture (tutti, per noi, ineludibilmente da CINQUE STELLE e quasi irrimediabilmente PERDUTI) con quanta più gente possibile. Nel mare magnum indistinto della rete globale occorre più che mai una guida all’ascolto ed alla lettura. Occorrono punti fermi.

Proveremo ad essere un filtro, un catalizzatore magari; con i nostri punti di vista e la nostra attitudine proveremo a fare grandi passi, ad assicurarci le cose migliori che ci sono sul nostro pianeta (per gli altri, vedremo) anche in quest’epoca confusa e infelice.

Non è cosa da poco, lo sappiamo.

Se funzionerà saranno i lettori a dirlo, che sono liberi di criticare o suggerire quello che vogliono.

Allacciate le cinture, si parte.

GLI STELLARI

mercoledì 21 settembre 2016

TRUE WIDOW - Avvolgere
(CD Relapse)


I TRUE WIDOW sono una band anomala.
Provengono da Dallas (Texas naturalmente) esistono dal 2007 e, con il tempo, hanno saputo articolare un torrido e fluido flusso sonoro secco come la terra che ha dato loro origine.
Provate ad immaginare una scarna, grezza e lenta cerimonia un po’ come la carcassa rock trascinata dai primi LOW (sto pensando a dischi come il loro terzo The Curtain Hits The Cast del 1996) ai confini della realtà, ai limiti dell’abisso.
Ecco, i TRUE WIDOW sono come una sfocata istantanea di quello scheletro di suono: costruiscono i brani con un sostanziale minimalismo che finisce per essere, oltre che il loro marchio di fabbrica, anche il loro punto di maggior interesse.
Dicevo un suono scarno ed essenziale ma nitido e pesante, sostenuto da una ritmica elementare accompagnata da una voce chiara, in primo piano e, soprattutto in episodi come Theurgist, caratterizzata da una forte componente melodica che riesce a tatuarne a fuoco ogni spunto cruciale.
Dal precedente, già ottimo, Circumambulation (2013) la Relapse Records si è presa cura di loro avendo capito che bisognava aiutarli e sostenerli perché il loro sound è unico ed estremamente interessante: loro stessi si definiscono come stonegaze (un perfetto incrocio di stoner e shoegaze).
Questo nuovo album stupisce sin dall’inizio con una cerebrale progressione di riffs: Back Shredder, con la chitarra come una lama affilata che penetra nella carne con un feedback lancinante, la ritmica si trascina ipnotica e la voce come filtrata ci arriva da un’altra dimensione con richiami melodici all’interno di una caverna immaginaria. Quattro minuti e venti secondi per mettere le cose in chiaro.
Nella massa di volume impressionante della già citata Theurgist: come non scorgere tra le macerie il fantasma dei JOY DIVISION?
F.W.T.S.L.T.M. ed il suo incedere lento ed apatico lottano con una voce più solare che si integra perfettamente nella coltre ritmica di retaggio post punk (KILLING JOKE del primo, e migliore, periodo) in collisione con i NIRVANA del primo slabbrato Bleach.
Gli strappi elettrici di The Trapper And The Trapped e gli esili echi delle doppie voci di Dan Phillips e Nicole Estill che si cercano nella tempesta di frustate chitarristiche dominano il brano con estrema maestria.
Ancora i JOY DIVISION ed i KILLING JOKE catapultati nell’era post moderna della riproducibilità tecnica totale sono le invadenti ombre di O.O.T.P.V. che si innalza con bordate elettriche e con la voce evocativa e melodica ad altezze impensabili.
I TRUE WIDOW sono riusciti a fagocitare la miglior new wave e post punk e a scioglierli nella disumana processione della metropoli odierna: nell’oscuro e claustrofobico tunnel del più profondo ed assoluto buio.
Quando inizia To All That He Elong è una riverberata ed imperfetta chitarra acustica che ci guida nella fitta oscurità e si smarrisce dopo pochi accordi primali interrotti lasciando spazio all’incedere devastante di Sante dove è ancora la chitarra elettrica a frastornarci con gli echi dei piatti della batteria metronomica e ripetitiva posti in primo piano.
Il clima asfissiante e senza speranza ci accompagna sino alla fine seguendo i lamenti di Grey Erasure e spegnendo l’ultima fievole luce in lontananza.
Questa è la musica ed il FANTASTICO rumore controllato dell’era contemporanea dove tutto, ma proprio tutto, non ha più alcun scampo.
Ci si abbandona, sfiniti, nel tormento di What Finds Me dove i detriti del rock sono protetti dalla voce di Nicole Estill in primo piano e da quella di Dan Phillips, filtrata, che le rimane cucita addosso come una cicatrice tra rumorosi sibili ellittici in dissolvenza.
IL ROCK DI OGGI FA PAURA…

Reverberend

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