T.S.O.L. - Dance With Me
(LP Frontier Records)
Durante il biennio 1981-82 negli USA, in particolare sulla
west coast, deve essere successo qualcosa. Qualcosa di malsano. Nell’allora
fertile sottobosco hardcore punk iniziarono a spuntare fiori dai colori oscuri
e inquietanti, gente come Christian Death, 45 Grave, Misfits, Sleepers, Red
Scare (ne ha parlato il REV qualche post addietro) e, appunto, T.S.O.L.
(acronimo di True Sounds Of Liberty). La comune radice di questi gruppi fece si
che ad un certo punto si iniziò a parlare di Death Rock, forse anche per
distinguerli dal post punk a tinte fosche che parallelamente si sviluppava nel
Regno Unito e in Europa continentale.
I T.S.O.L. in realtà produssero un solo lavoro ascrivibile a
questo genere (e forse sarebbe più corretto parlare di dark-punk): Dance With Me, ma si tratta di un vero capolavoro.
Band incostante ed ondivaga, i T.S.O.L. provenivano dalla
stessa scena di gruppi come gli Adolescents o i Black Flag, come testimonia il
loro mini LP di esordio pubblicato dalla Posh Boy Records, ma a giugno del 1981
l’uscita di questo album rivelò una mutazione a dir poco sbalorditiva.
Mutazione che non sarà l’unica in tutta la carriera del
gruppo: il successivo Beneath The Shadows
flirterà con la psychedelia di matrice doorsiana e nel prosieguo pubblicheranno
dischi (quasi mai degni di nota) persino di squallido hard rock. Ma per qualche
miracolosa congiunzione astrale Dance
With Me resterà negli annali della storia, com’è giusto che sia.
La formazione è composta dal cantante Jack Grisham
(attenzione: sul disco appare come Alex Morgan), dal chitarrista Ron Emory, dal
bassista Mike Roche e dal batterista Todd (Francis Gerald) Barnes.
I quattro
dovevano attraversare uno stato di grazia irripetibile, perchè già dall’opener Sounds Of Laughter è subito chiaro che
ci si trova al cospetto di un disco clamoroso. La batteria è tonante e quasi
tribale, il basso ha un suono minaccioso e fisico che fa paura e le folate
sferraglianti, eppure adamantine della chitarra costruiscono un degno tappeto
per la voce di Grisham: epica, cattiva e potentissima. Una vera gemma! La
successiva Code Blue è una delle
canzoni più censurate di sempre ("I wanna
fuck the dead…" e la cosa impressionante è che risulta dannatamente
credibile il buon Grisham, quando lo urla nel microfono…) velocissima, brevissima
e crudele: un inno necro-hardcore di eccelsa fattura. The Triangle è la più lunga canzone di un disco assai breve (il
totale non arriva ai 26 minuti) e si muove su sentieri lugubri e caligginosi,
con una meravigliosa sfuriata centrale di classico punk rock abrasivo. 80 Times e I’m Tired Of Life sono sferzate hardcore ma l’atmosfera resta
sempre cupa e minacciosa, mentre la fine della prima facciata è appannaggio di Love Story, dove la chitarra di Emory
prende tinte quasi psychedeliche. Bellissima.
Prima della B-side è bene sottolineare che la sezione
ritmica, soprattutto il basso di Roche, è veramente una delle più fantasiose ed
al contempo aggressive di tutto il punk americano e contribuisce notevolmente
all’economia del disco con una quantità di idee incredibile. Si ricomincia con Silent Scream, forse la mia preferita,
una meraviglia gotica di rara intensità (non l’ho ancora detto, ma un altro
degli innumerevoli pregi di questo album sta nelle fantastiche liriche,
perfettamente calate in un immaginario gotico / romantico, che Jack Grisham
interpreta in modo magistrale dall’inizio alla fine), lenta, evocativa e
oscura. Si prosegue con Funeral March,
dove Ron Emory grattugia letteralmente la sua chitarra per uno dei pezzi più
aggressivi e fulminanti dell’album. Die
For Me e Peace Thru Power sono
spigolose, urticanti, ma ancora una volta stupisce la qualità del suono di
chitarra di Emory: ricco di preziose rifrazioni caleidoscopiche, ma tagliente
come un rasoio. Si chiude in bellezza con quella che, almeno a mio modo di
vedere, è LA canzone per eccellenza di tutto il dark punk terracqueo, la title-track: plumbea, minacciosa,
vorticosa (detto tra noi: se riuscite a rimanere fermi durante l’ascolto, avete
un problema), officiata da Grisham con una malvagità che sembra uscire dalle
casse; è un brano di una potenza devastante e mette la parola fine ad un lavoro
che invece vorresti non finisse mai.
Ovviamente si tratta di un disco da avere assolutamente;
l’ultima ristampa risale al 2007 e quindi dovrebbe essere abbastanza facile da
reperire. In qualunque modo, metteteci sopra le mani.
Non ve ne pentirete.
Mi rendo conto solo ora che sono passati 35 anni da quando
ho ascoltato Dance With Me per la prima volta! E ancora oggi resta uno dei miei
ascolti preferiti. Un vero miracolo!
Dance with me my dear, on a floor of bones and
skulls…
Edvard von Doom
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